Intervista: La Notte

Intervista: La Notte

La Notte torna dopo quattro anni con un sound tutto nuovo

Intervista contribuito da Francesca Marchesini di Futura 1993

Lo scorso 25 novembre è uscito Nello stesso destino, terzo album della band fiorentina La Notte che con questa nuova uscita dà il via a una nuova fase del proprio percorso musicale. Il disco, pubblicato a sette anni dal debutto discografico, si sviluppa come un diario nel quale Yuri Salihi, Tommaso Brandini, Tommaso Sado Carlà e Alessio Bambi hanno voluto lasciare un segno tangibile dei propri ricordi e delle proprie emozioni, facendo sì che storie normali ed esperienze comuni diventino speciali attraverso l’interpretazione personale di ognuno.

Con l’album Nello stesso Destino tornate sulla scena musicale italiana dopo quattro anni di pausa. Come siete cambiati in questo tempo? Quanta differenza percepite nel vostro modo di fare musica rispetto il primo disco risalente al 2015?

Dal 2015 ad ora è cambiato praticamente tutto. Prima lo streaming e i social erano molto meno rilevanti a livello musicale, la gente stava molto più in giro, funzionava di più il passaparola. Adesso, nel bene o nel male, il web ha un impatto molto forte su tutti gli artisti della scena; può essere un’arma a doppio taglio, dipende come la si usa. Certamente se oggi non ti riesci ad inserire in determinate dinamiche social o di piattaforme streaming, farsi notare diventa molto difficile.

Mentre l’esordio La Notte ha previsto la supervisione di Karim Qqru (The Zen Circus) e Volevo Fare Bene (2018), il nuovo LP è stato interamente suonato e prodotto da voi. Potreste raccontare questo nuovo approccio alla realizzazione di un album?

Dopo aver lavorato ai due dischi precedenti con due produttori, avevamo voglia di seguire a 360 gradi tutta la creazione del disco, sfruttando anche la nostra abilità ed esperienza acquisita nel corso del tempo. Siamo molto orgogliosi, perché oggi giorno sono pochi gli artisti che si occupano in toto delle loro produzioni.

Parlando della vostra esperienza come artisti, avete detto che non siete generazionali e non siete un punto di riferimento; ammetterete però, che il sound tendenzialmente it-pop e il racconto di un amore indefinito e destinato alla fine si adattano perfettamente al panorama musicale contemporaneo tanto ascoltato dai maturandi e universitari – e lo dico senza nessuna critica, mi inserisco anche io in questa fetta di pubblico -.

In realtà le nostre reference vanno fuori dai confini italiani… sicuramente qualche similitudine col genere it-pop in qualche nostra canzone può esserci, ma ci sono molti esempi nel disco che smentiscono il paragone. Trovare la propria originalità è la cosa più difficile, ma noi non ci facciamo neanche caso, sono gli altri che se ne accorgono. Abbiamo preso tanto dai The 1975 che fanno della loro versatilità la loro forza, questo è un paragone che sicuramente ci farebbe più piacere.

Chi sono i cantanti a cui vi ispirate? E quali gli artisti che avete ascoltato di più in fase di registrazione?

Apprezziamo sicuramente la scena musicale britannica, ispirandoci molto a band come The 1975 e The Blue Nile o cantautori quali Michael Kiwanuka e Rex Orange County. Gli artisti italiani a cui siamo più legati, invece, sono Marracash, Verdena e Cesare Cremonini.

L’uscita de Lo stesso Destino è stata anticipata dai singoli Altrove e la title track dell’album con i rispettivi videoclip che seguono la (non) vita di coppia degli stessi personaggi. Si tratta di una coincidenza, oppure un unico filone narrativo percorre anche il disco?

Quella di cui parli è una connessione che collega appunto i due brani in questione, Altrove e Nello stesso destino. Abbiamo scelto due canzoni che avessero storie complementari e contrarie allo stesso tempo, così ci abbiamo girato due videoclip che in realtà sono una storia sola. La relazione di coppia è un tema che rientra anche in altri episodi dell’album, ma ci sono anche molte altre porte da aprire e molti altri spunti da cogliere.

A quale brano di questa nuova opera in studio siete più legati?

Probabilmente Altrove, incentrata sul desiderio di costruirsi un proprio luogo dove gettare ciò che siamo stati e sulle persone che cercano di riprendere posto nella vita di un altro dopo esserne inaspettatamente spariti; Proteggimi tu, una richiesta di non-abbandono e guida nei momenti in cui essere soli è troppo complesso, e Alla fine di tutto, l’inevitabile quesito “se tutto fosse il contrario di ciò che conosciamo, resteresti comunque con me?”

Anche per questo album, l’illustrazione della copertina è stata realizzata da Giulio Noccesi; la vostra è una collaborazione che prosegue dal primo album e il suo ritorno fa quasi pensare che il progetto La Notte non si sia mai fermato.

Esatto, non ci siamo mai fermati, anche se dall’esterno non si direbbe. Abbiamo continuato a scrivere molto, circa quaranta/cinquanta canzoni, che forse non usciranno mai o forse sì. Abbiamo semplicemente fatto quello che ci andava di fare, cioè stare nel nostro studio a migliorare la nostra scrittura e produzione.

Come pensate che sarà percepita questa evoluzione musicale dai fan di vecchia data ora che vi apprestate a un tour? E soprattutto, com’è tornare in tour dato che il vostro iato quadriennale vi ha permesso di non soffrire il blocco dei live durante la pandemia?

Probabilmente per molti sarà una sorpresa, per noi avendo vissuto il cambiamento in modo più lento e graduale, è già la normalità; sicuramente per chi ci conosce da tempo magari ci sarà bisogno di un po’ per metabolizzare la nostra evoluzione. Siamo uno di quei progetti che hanno risentito molto del blocco delle attività live, avendo basato il nostro percorso su quello, ma adesso stiamo ripartendo e ci stiamo riprendendo tutte quelle belle cose che andare in giro a suonare ti regala.

Ascoltate e seguite La Notte su canali sociali:

https://www.instagram.com/lanotteband/

NJaM: Glitch

NJaM: Glitch

One Sentence.Supervisor: Ride of Passage

One Sentence.Supervisor: Ride of Passage